Un sito dell'Associazione Nazionale Allevatori Suini

Mora Romagnola

L'allevamento dei suini in Romagna ha origini molto antiche: dal periodo longobardo fino all'ottocento i continui passaggi di popoli e di eserciti hanno continuamente arricchito di nuovi contributi le popolazioni animali locali. Prima dell'unità d'Italia, l'allevamento della popolazione suina romagnola era diffuso su territori di diversi Stati: lo Stato della Chiesa, il Ducato di Modena, la Repubblica Veneta e poi il Lombardo-Veneto austriaco. Questa divisione potrebbe spiegare l'esistenza di diverse varietà della medesima razza, ben distinte fino agli inizi del novecento. I nomi delle varietà facevano riferimento al luogo di allevamento (forlivese, faentina, bolognese) o alle caratteristiche del mantello (bruna, mora, castagnina), mentre il nome di Mora Romagnola comparve solo nel 1942. Tra le varietà presenti all'inizio del XX secolo, più delle altre si diffuse e si affermò nelle province di Forlì e di Ravenna e nell'allora circondario di Rocca San Casciano (tra Romagna e Toscana), un morfotipo con mantello nerastro, con tinte dell'addome più chiare e con la caratteristica "linea sparta" costituita da robuste, irte e fitte setole della linea dorsale che a metà dorso o sul sacro tendono a cambiare direzione. Questa varietà, che verosimilmente si affermò per lo sviluppo delle sue masse muscolari e per la squisitezza della sua carne, probabilmente derivava da incroci ripetuti tra la Mora e la razza Chianina o Cappuccia (oggi estinta) che era stata introdotta su larga scala in Romagna per la sua eccellente attitudine al pascolo. Nel corso del novecento anche la Mora è stata interessata prima dal meticciamento e poi dalla sostituzione con razze inglesi migliorate. Nel secondo dopoguerra erano molto apprezzati per l'allevamento fino a pesi elevati i così detti "fumati" incroci tra Mora Romagnola e Large White. Nel corso degli anni novanta la razza è stata molto vicina ad estinguersi: successivamente l'avvio del programma di conservazione ha posto le basi tecniche per iniziative di valorizzazione dei prodotti di Mora Romagnola che ne hanno sostenuto una graduale e progressiva ripresa.

Bolognese, Bruna romagnola, Castagnina, Faentina, Forlivese, Mora

  • TIPO : Robusto, taglia grande con scheletro forte.
  • MANTELLO E PIGMENTAZIONE: Cute pigmentata (nera o grigio scuro) sul dorso e nelle zone esterne degli arti, rosea nell'addome e nelle facce interne dell'avambraccio e delle cosce. Mantello fulvo chiaro fino a sei mesi di età, successivamente nero focato, con setole lunghe e talvolta a punta divisa rossiccia, robuste soprattutto nella linea sparta dorsale.
  • TESTA : Tendente al lungo, con orecchie relativamente piccole portate in avanti quasi in direzione orizzontale. Muso lungo e sottile, sclera con pigmentazione nera.
  • COLLO : Leggermente allungato, stretto lateralmente.
  • TRONCO : Lungo, cilindrico, con linea dorso-lombare molto convessa. Spalle piuttosto leggere, cosce lunghe e poco convesse, coda sottile e lunga.
  • ARTI : Lunghi, robustissimi, talvolta stangati, con unghielli aperti e scuri.
  • NEL MASCHIO Testicoli ben pronunciati; capezzoli in numero non inferiore a 10.
  • NELLA FEMMINA Mammelle in numero non inferiore a 10,regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervii.

Assenza del gene mutato RYR1, di alleli o aplotipi al locus Extension responsabili del colore nero, di alleli al locus Dominant White responsabili della pezzatura del colore bianco uniforme e della cinghiatura, dell'allele "selvaggio" al locus associato al numero di vertebre.